Mi sgorga dal cuore un profondo dolore. Non si può morire così. Non si può uccidere dei bambini, degli anziani, donne incinte. Torturarli e annientarli senza pietà. Non si può.
Ogni giorno, goccia dopo goccia, si allarga il fiume di sangue che fluisce violento fino a noi. Sempre più vicino.
Viviamo in tempo oscuri, di cui è difficile comprendere il senso. Morte e violenza sembrano vincere sulle pagine dei giornali e nella reazioni di rabbia e paura che albergano nei nostri cuori.
È ancora possibile credere in un mondo migliore?
Io voglio sperarlo. Io voglio crederlo. E conosco tante persone che vogliono credere in questa speranza come me.
Giovanni Paolo II, leone della speranza e uomo straordinario per i credenti ma anche per i non credenti, ci ha incoraggiato più volte a non avere paura. A non farci spaventare dall’odio e dalla violenza.
Come psicologo credo fortemente che dietro all’aggressività e alla violenza si nasconda la fragilità di chi si sente impotente. Forse nemmeno lo sa e mai lo ammetterebbe, ma chi è consapevole del proprio valore e crede in se stesso non uccide e non si uccide.
La sfida è dura per noi.
La tentazione dell’odio e della paura sono forti. Ma io voglio continuare a credere nel bene, anche a costo di essere considerato un illuso e un debole.
Voglio continuare a credere nel buono che si nasconde in un sorriso tra due sguardi che si incrociano, per strada o in fila alle poste.
Voglio credere nel buono che si cela in una mano sulla spalla di un padre, una madre, un figlio o un amico.
Voglio credere nel buono del tempo gratuito che ci possiamo donare a vicenda.
Voglio credere nel Bene che ci possiamo regalare a vicenda rendendo speciale e donato ogni istante del nostro vivere in famiglia, nell’amicizia, nell’amore e nel lavoro.
Dando senso alle nostre vite e alle nostre relazioni, anche quelle che facciamo più fatica a rasserenare, daremo senso al mondo.
Non stanchiamoci mai di commuoverci per le morti dell’odio.
Io non mi stancherò mai.